Perchè l’Italia è il paese occidentale più vicino a Putin e alla Russia?

Foto tratta dal web

Guardando il data room di Milena Gabbianelli – ieri sera su il TG la 7 e i sondaggi presentati da Enrico Mentana su come gli italiani percepiscono l’invasione Russia all’Ucraina – mi sono chiesto da dove proviene questa rapporto d’amicizia contro natura fra gli italiani e i russi, soprattutto, fra gli italiani e Putin.

Foto tratta dal web

D’altra parte – lasciando perdere i vari personaggi che appaiono nei talk show televisivi, vedi a tal proposito TV – Insopportabili risse e sofismi da salotto mentre in Ucraina muoiono! , i sondaggi – sempre per quel che valgono – sono chiarissimi. Siamo la Nazione che ha più paura del conflitto (63% mentre la media europea è del 57. Pensate che la Grecia, più vicino alla guerra di noi è al 57%), mentre il 69% è a favore delle sanzioni economiche contro la Russia e il 42% a favore di inviare materiale bellico all’Ucraina.

Non parliamo, poi, di quello che si legge – quotidianamente – sui social. I filo putiniani, i nè, nè come li chiama Concita De Gregorio, sembrano essere in maggioranza, o quanto meno, si espongono di più degli altri.

Ecco, mi sono chiesto quali potrebbero essere le motivazioni di questa vicinanza a Putin.

Partiamo dalla politica. Non è un caso che in Italia c’è stato il Partito comunista più forte e con più voti dell’intera Europa. Ma non solo. Anche il Partito Socialista Italiano era parte del primo Fronte Popolare e da lì nacque la scissione e la nascita del Partito Socialista Democratico. Solo nel 1956 Pietro Nenni abbandonò il Fronte Popolare per avvicinarsi allo schieramento del centro-sinistra. Stessa sorte toccò al Sindacato. Dopo l’attentato a Togliatti la parte riformista del PSI contribuì alla nascita – assieme a socialdemocratici, repubblicani, partito d’azione – alla UIL in contrapposizione alla CGIL. Solo dopo travagli interni, dopo l’invasione dell’Ungheria e della Cecoslovacchia, il compianto Enrico Berlinguer avviò un processo di “derussificazione” che si concluse con la svolta della Bolognina nel 1989 con Achille Occhetto che dichiarò sciolta l’esperienza del PCI. Capite benissimo che tanti anni passati nel magnificare l’impero sovietico ha lasciato un retaggio culturale molto forte. Non dimentichiamo, poi, che soprattutto negli anziani le svolte democratiche di Berlinguer e Occhetto furono accettate ma non sempre condivise.
Ma anche la destra italiana non si è fatta mancare nulla nell’appoggio a Putin.


Più recentemente ha iniziato Silvio Berlusconi ad avere rapporti strettissimi con Putin, giochi sui lettoni (non il popolo ma i letti grandi) nelle ville in Crimea e in Sardegna, cene eleganti, ammiccamenti vari. Non sono scomparse, anzi sono ancora in rete i proclami di grande apprezzamento di Putin e della sua democrazia (ahimè).

tratto da twitter


Anche Matteo Salvini non si è sottratto alla lunga mano di Putin. Come non ricordarsi delle magliette “io sto con Putin”, “meglio Putin di Mattarella”. Come dimenticare i rapporti, oltre che politici anche economici con la Russia e con Putin, non ancora chiariti.

tratto da twitter

Anche la signora Giorgia Meloni – che almeno da buona politica è scomparsa dalla scena mediatica – per evitare che qualcuno si ricordi quando diceva “urlando” ai quattro venti che Putin rappresentava il baluardo della cattolicità.

Immagine tratta dal web


Buoni ultimi sono arrivati i cinquestelle che partendo dall’idea “Italia fuori dalla Nato” hanno intrecciato ottimi e proficui rapporti con i russi.
La parte istituzionale. Anche le istituzioni e tutti i governi – nessuno escluso – non si sono fatte mancare le forme di “premi e onorificenze” degli oligarchi e politici russi. Di Maio oggi afferma che tra due o tre mesi si discuterà se toglierle
Il mondo economico. L’Italia ha fatto grandi affari con gli oligarchi russi. Hanno comprato ville, terreni (vicino a casa mia c’è una grandissima tenuta agricola che si dice di proprietà di russi che fa invidia), yacht e partecipazione in aziende private e pubbliche italiane. Siamo dipendenti al 43% per la fornitura di gas dalla Russia – anche in questo caso sono colpevoli tutti i governi che si sono succeduti in questi anni sia di cdx che di csx – e siamo stati vicinissimi al fallimento del TAP che importa gas dall’Azerbaijgian – per favorire il gas sovietico. Non dimentichiamoci poi del grande export – soprattutto di prodotti ad alto valore – come scarpe, moda cibi di qualità che non vanno verso il popolo della Russia ma principalmente agli oligarchi russi e al loro entourage.

Poi ci sono i “di franza o di spagna basta che si magna” nel senso che importiamo gas dalla Russia, non voglio stare al freddo ne sacrificarmi, quindi meglio la Russia. Esiste poi una sottocategoria di questa suddivisione. I nè nè, nè con Putin nè con la Nato, di cui abbiamo parlato recentemente in questo blog.

Russian bot – foto tratta dal web

I social. Per anni i bot – cioè gli utenti artificiali russi – hanno lanciato tweet falsi che minano la nostra democrazia, che mettevano in cattiva luce – sai che fatica – i nostri politici ad esclusione degli amici, che facevano falsa informazione. Lo abbiamo visto recentemente con il Covid, stanno continuando con la guerra in Ucraina. D’altra parte se sono riusciti a favorire l’elezione di Trump …
Esiste, poi, l’ultimo aspetto, quello più preoccupante, il fascismo latente. Il Popolo italiano è culturalmente di destra, al popolino, ai capitani d’industria, agli agrari, è sempre piaciuto l’uomo forte che non deve chiedere mai e che fa le cose senza bisogno di intermediazione politica e partitica. E per molti Putin incarna proprio questo personaggio e questa cultura.

Insomma ha ragione chi su twitter nei giorni scorsi scriveva che Putin non avrebbe bisogno di lanciare nessuna guerra contro l’Italia, l’ha già conquistata, senza sparare un colpo. Amara verità.

Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)