L’inquietante invito alla riflessione di Ignazio Visco

Nell’articolo di questa mattina Contratto bancari: rinviata la riunione a lunedì, le perplessità dell’ABI, la questione del fringe benefit avevo accennato che mi sarei soffermato sulle dichiarazioni del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco all’Esecutivo dell’ABI di ieri.
Come spesso accade – Umberto Baldo – mi ha preceduto e mi ha inviato questa sua riflessione che alla fine commenterò.


Caro Massimo,

per tutti noi mortali arriva un punto della vita in cui l’età ci avverte che è arrivato il momento di chiudere una parentesi, per quanto lunga sia stata, per aprirne un’altra, che il più delle volte non si sa quale possa essere.

Gli sportivi hanno un’espressione che rende bene il concetto: “appendere le scarpe al chiodo”.  

Per tutti gli altri si parla più prosaicamente di “pensione”.

Questo momento è arrivato anche per Ignazio Visco, l’uomo che per dodici anni è stato alla guida della massima istituzione finanziaria del Paese, la Banca d’Italia.

Già all’Assemblea annuale di Bankitalia del 31 marzo scorso Visco aveva salutato con queste parole: “Quella odierna è l’ultima assemblea che presiedo come Governatore: il prossimo mese di novembre lascerò la guida dell’Istituto, nel quale feci ingresso nel 1972“.

Ma poteva chiudere senza aver fatto una capatina al Comitato Esecutivo dell’Associazione Bancaria Italiana?

Certamente no, ed in effetti a due settimane dalla sua uscita definitiva dalla carica ha incontrato quei banchieri con i quali sicuramente ha avuto anni di frequentazioni più o meno istituzionali, e magari anche di telefonate notturne, per salutare e probabilmente per sottolineare che in fondo il suo avvicendamento con Fabio Panetta si inserisce pienamente sulla scia della continuità, valore da sempre considerato molto importante a Via Nazionale. 

«Avrete un nuovo Governatore. Abbiamo caratteri diversi e forse anche scuole diverse”.  

In queste parole poco ridondanti, com’è nello stile dell’uomo,  a mio avviso c ‘è l’essenza del suo addio. 

Da Visco a Panetta: due uomini le cui carriere si sono incrociate spesso, ma che hanno un profilo diverso.   Più da studioso quella di Visco, un po’ più “politico” in senso lato quello di Panetta, che ha lavorato all’ Ocse, al Fmi, al G10, e poi alla Bce quale membro del Comitato Esecutivo.

Se ci sarà continuità come in fondo ventilato da Visco, o se ci saranno elementi di discontinuità, ce lo dirà il futuro.

L’unica cosa che mi sembra opportuno sottolineare è che relativamente alle recenti politiche della Bce, e alla stretta sui tassi imposta dalla Lagarde, sia Visco che Panetta si sono assestati sulle posizioni delle “colombe” e non dei falchi.

E a mio avviso non poteva essere diversamente visto che rappresentano un Paese che, visto il macigno del debito pubblico, dalla stretta monetaria poteva solo avere conseguenze negative.

Ma c’è un passaggio dell’intervento di Visco che mi ha colpito, e come me anche tutti i cronisti. 

Ed è quello in cui, parlando della crisi del Monte dei Paschi di Siena ha detto: “ci sarà il momento, ma non è questa la sede, di fare una riflessione. Di certo c’è stato l’impegno della vigilanza”.

In altri tempi, e se la sua parabola in Banca d’Italia non fosse agli sgoccioli, queste poche parole avrebbero sollevato un vespaio, e sono certo che qualcuno sarebbe persino arrivato a chiedere anche l’istituzione di una Commissione Parlamentare di Inchiesta.

Certo tutto può essere, ma io sono propenso a credere che nel momento in cui Visco ripercorreva i dodici anni del suo “Governatorato”, costellato da crisi  economiche e bancarie, la sua mente sia andata inevitabilmente alla prima di quelle crisi, che si è trovato ad affrontare appena seduto sulla poltrona di Capo di Bankitalia, e che lo ha accompagnato per lunghi anni.

Ma per me, che ho finito la mia carriera bancaria da ex Monte dei Paschi di Siena, hanno comunque un valore particolare. 

Perché, volenti o nolenti, aprono nuovi interrogativi sulla vicenda.

Soprattutto perché, almeno a mia memoria, mai nella recente storia del sistema bancario italiano, e della Banca d’Italia che lo controlla,  si era mai sentito un simile “invito alla riflessione” su una crisi bancaria da parte del Governatore.

E a questo punto diventano ineludibili alcune domande: 

Perché tale riflessione non sarebbe necessaria  anche nella vicenda delle quattro Banche dell’Italia centrale (Etruria, Marche ecc.) che hanno causato una crisi di fiducia senza precedenti dei risparmiatori nel sistema bancario nel suo complesso?

E perché non anche per le Popolari venete, il cui dissesto è costato svariati miliardi alle casse statali?

Non ho mai nascosto le mie numerose perplessità sull’operato di Bankitalia in tutte queste crisi, e a maggior ragione relativamente a quella che ha portato al dissesto di Mps, visto che da ex dipendente di Banca Antonveneta avevo un’idea di come fosse messa la mia Banca, e trovai folle che Via Nazionale ne autorizzasse l’acquisizione da parte del Monte per  9  miliardi senza preventiva due diligence. 

Certo di acqua ne è passata sotto i ponti da quel 2007, e Mussari e Vigni sono stati assolti in via definitiva da ogni ipotesi di reato.

Ma al di là delle responsabilità, e della verità processuale che sappiamo tutti spesso non coincide con la verità tout court, a meno che non si intenda invocare il “destino cinico e baro”, o un intervento “di potenze infernali”, ci sarà un motivo per cui la più antica Banca del mondo è collassata, e sarebbe fallita senza svariati interventi finanziari dello Stato, ancora in corso?

Se poi ci aggiungiamo la misteriosa morte di David Rossi, ancora oggi oggetto di indagini, a tutt’oggi l’affaire Monte dei Paschi di Siena rischia di aggiungersi alla lista dei grandi misteri di questa nostra sciagurata Repubblica.

Ben venga allora “l’invito alla riflessione su come ci siamo comportati” di Ignazio Visco, anche se da uno dei protagonisti principali della vicenda uno si aspetterebbe qualche risposta, non altre domande. 

Quelle risposte che tutti, i cittadini di Siena, i dipendenti della Banca, gli azionisti e gli obbligazionisti, e non ultimi i contribuenti italiani che hanno sborsato fior di miliardi,  meritano di avere!

Umberto Baldo


Caro Umberto,

anch’io sono rimasto meravigliato da queste affermazioni di Visco.
Stamattina – nella telefonata in cui mi annunciavi questa tua lettera – mi chiedevi quale tipo di rapporto avessi avuto con la Banca d’Italia durante il mio mandato sindacale.
La risposta è complessa, ma credo possa essere importante – si fa per dire – anche per fare alcune valutazioni su quello che hai scritto.
Ho conosciuto Ignazio Visco nei momenti più difficili del suo mandato: MPS e banche andate in risoluzione. Intanto una nota di colore. Banca d’Italia è peggio di un Ministero: commessi, sale d’attesa, lunghi corridoi.
Ho sempre avuto l’impressione di Visco come un uomo capace ma che – probabilmente – ha sbagliato alcune mosse. Quella più facile da individuare è quella del MPS e – andando in ordine sempre di colpevolezza – la riforma di Renzi sulle Banche Popolari.
Ha fatto anche molte cose buone: il richiamo costante al bilancio dello Stato, la barra dritta nei confronti della politica e gli indirizzi strategici per le banche italiane.
In verità – caro Umberto – il mio rapporto con la Banca d’Italia ha avuto degli alti e dei bassi. Splendido è stato il rapporto che ho avuto con il Direttore Generale Salvatore Rossi con il quale ho avuto spesso occasione di confronto nel suo ufficio. Conflittuale. duro e spigoloso con Anna Maria Tarantola e con l’allora giovin Luigi Signorini – attuale Direttore Generale – per il caso della BPM e dei relativi dipendenti-soci.

Che dire di più.

Potrei dire che la Banca d’Italia ha avuto dei grossi limiti nei controlli?
E’ vero.
Mi chiedo, però, se le banche che tu richiamavi – le 4 andate in risoluzione e le due venete – sono state trasparenti con l’Ufficio di Vigilanza. E se lo stesso Ufficio di Vigilanza è stato all’altezza della situazione.

Certo – comunque – meglio Visco del suo predecessore Antonio Fazio.

Adesso arriva – da novembre – Fabio Panetta. Ho fatto in tempo a conoscerlo prima della sua nomina nel board della BCE. Ha ragione Visco: carattere, studi e modi di porsi diversi.
Vedremo come opererà.
Infine credo che la Banca d’Italia – come tutte le banche centrali dei paesi europei – con la nascita della BCE abbia perso molo del suo appeal che aveva negli anni 70 e 80.
Ma tutto cambia. E attendiamo ulteriori riflessioni postume.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)