Della Banca Popolare di Bari, delle sue vicissitudini a partire dalla “saga della famiglia Jacobini” me ne sono occupato spesso in questo blog, l’ultimo il 24 marzo dal titolo Banca Popolare di Bari: mentre alle lavoratrici e ai lavoratori venivano chiesti sacrifici, il vertice aziendale spandeva e spendeva!!! .
Negli ultimi tempi, invece, mi sono dedicato alle giuste istanze rivendicative del sindacato appoggiato in maniera fortissima dalle lavoratrici e lavoratori di quell’importante realtà bancaria.
Richiamo il post del 14 aprile C’è sempre una prima volta: primo sciopero dopo 63 anni alla Banca Popolare di Bari dove parlavo dello sciopero proclamato e quello del 18 aprile Dove eravamo rimasti (22): Sciopero in Popolare di Bari; dopo gli articoli dei giornalisti fusionisti cresce il titolo di BancoBPM; le certezze (sbagliate) e le balle di Salvini sul MPS dove davo conto della riuscita dell’iniziativa di lotta.
Oggi, la questione Popolare di Bari torna – purtroppo – agli onori della cronaca giornalistica.
I sindacati interni accusano la dirigenza dell’Istituto lamentano che ancora sono tesi i rapporti tra banca e dipendenti, che le “mancate risposte” e “l’immobilismo” non consentono un dialogo costruttivo e che – all’interno della Banca – ci sono condizioni di lavoro insostenibili, incertezza sul futuro della banca, caos gestionale.
Una dura e pesante accusa al vertice della Banca Popolare di Bari, che pure, nell’unico incontro avvenuto dopo lo sciopero aveva promesso interventi risolutivi.
Ma la critica del sindacato interno non si ferma qui. Nel comunicato sindacale si parla di “scelte sprezzanti da parte aziendale” che si “manifestano attraverso lettere di demansionamento, per mezzo di nuovi assetti organizzativi con ulteriori accorpamenti di filiali, di nuovi incarichi, di spostamenti di personale di qua e di la, in una condotta gestionale che ricorda il turbinio folle e vano di mosche frenetiche all’interno di un bicchiere capovolto“. I sindacati contestano, inoltre, l’organizzazione del lavoro, copiata da Mcc. “E’ un modello mutuato da altro istituto di credito di gran lunga più grande del nostro, è un abito non a misura di Bpb: è goffo, impaccia e non va bene“.
Altro problema quello della mancanza di personale. Secondo il sindacato: “Alla carenza di personale la banca risponderebbe con accorpamenti di sportelli anche in piazze diverse, una scelta che allenterebbe il rapporto con la clientela“.
Insomma un vero e proprio atto di accusa.
Che fare?
Poichè l’accordo sul risanamento e il rilancio della Banca Popolare di Bari fu firmato dai Commissari – di cui non posso che parlare bene – Enrico Ajello e Antonio Blandini e dai Segretari Generali – fra cui anche il sottoscritto in quanto all’epoca ero nella carica apicale della Uilca – credo che sia necessario e urgente l’intervento delle figure più importanti del Sindacato.
Le lavoratrici, i lavoratori e il sindacato della Banca Popolare di Bari non possono e non devono essere lasciati soli!!!
Capisco che è bello parlare di PNRR, di biodiversità, di ESG, di parametri economici e di etica ma occorre – a mio modesto parere – intestarsi una battaglia per il ripristino dei corretti e positivi rapporti con i sindacati, per il rispetto del lavoro delle lavoratrici e lavoratori, per un vero rilancio della Popolare di Bari per farla diventare un player importante nell’economia del Sud del nostro Paese.
Mi rivolgo ai miei ex colleghi. Noi abbiamo firmato quell’accordo per salvare la banca, adesso è necessario intervenire con tutte le vostre forze e capacità per riportare l’azienda e il vertice aziendale sul giusto binario.
- Le statistiche del blog con gli articoli più letti nel mese di aprile sono visibili nel post I dati statistici del mese di aprile 2023: seconda migliore prestazione di sempre!!!
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