I regimi illiberali superano le democrazie

Una lettera di Umberto Baldo e mia risposta

immagine tratta dal web
Umberto Baldo

Caro Massimo,

come tu sai bene io affermo spesso che non bisogna dare mai per scontata la democrazia, che deve invece essere coltivata e rafforzata giorno dopo giorno, anche con i nostri comportamenti individuali.

E che la democrazia sia un bene sempre più scarso lo dimostra l’analisi più recente di Varieties of Democracy (V-Dem), un istituto di ricerca indipendente fondato dal professor Staffan I. Lindberg nel 2014, che si dedica allo studio delle qualità dei Governi. 

Secondo V-Dem  l’anno scorso il 72% della popolazione mondiale viveva in autocrazie, rispetto al 50% di dieci anni fa.

Ciò comporta che per la prima volta in più di due decenni, ci sono più regimi autoritari che democrazie liberali, e non è facile immaginare quali possano essere gli anticorpi per frenare questa deriva.

La cosa mi fa venire il mente quel gioco in cui ci sono tante tessere posizionate una dopo l’altra,  ed in cui facendo cadere la prima tutte le altro cadono a seguire, con un effetto domino molto suggestivo.

Solo che in verità per uno che crede nella democrazia c’è poco di suggestivo  nel vedere che nelle Filippine 36 anni dopo che una rivolta popolare ha rovesciato la dittatura di suo padre, è stato eletto Presidente il figlio Ferdinand “Bongbong” Marcos, Jr.

Che in Brasile milioni di persone si rifiutano ancora di accettare la sconfitta dell’ex presidente Jair Bolsonaro contro Luiz Inacio Lula da Silva. 

Che in Egitto, Algeria, Tunisia le primavere arabe sono ormai un lontano ricordo.

Che in Corea del Nord la seconda guerra mondiale non è mai finita.

Che parte della popolazione ucraina è finità sotto il giogo degli invasori russi.

Che quella che viene considerata la prima democrazia del mondo ha dovuto subire l’oltraggio dell’assalto al Campidoglio da parte di facinorosi fanatici di Donald Trump, convinto di essere stato scippato delle elezioni.

Potrei continuare questa carrellata allargando lo sguardo su tutti i Continenti, ma è un dato innegabile che ovunque ormai gli autocrati dipingono la democrazia come una reliquia storica impraticabile. 

Xi Jinping – foto tratta dal web

Xi Jinping addirittura lo teorizza apertamente, unitamente all’esaltazione del regime comunista cinese. 

Certo uno può sempre pensare che la storia è sempre in divenire, che gli imperi nascono e crollano, che la carta geografica del mondo è sempre soggetta a variazioni, ma credo sia indubitabile che durante la seconda guerra mondiale, quando la democrazia fu minacciata in modo simile dai fascismi, il mondo libero si riunì per realizzare un ordine internazionale più pacifico. 

Il sistema multilaterale istituito nel 1944 a Bretton Woods, nel New Hampshire, e con la creazione delle Nazioni Unite l’anno successivo, ha portato si alla “guerra fredda”, ma tutto sommato  a decenni di relativa stabilità e cooperazione internazionale sui diritti umani. 

Adesso quegli equilibri sono definitivamente saltati, e stiamo assistendo ad una corsa agli armamenti che non ha uguali, e purtroppo una delle regole della storia è che le armi prima si costruiscono, ma poi inevitabilmente si usano. 

Ma c‘è un altro fattore da tenere in considerazione, vale a dire  che l’attuale conflitto tra autocrazia e democrazia si combatte non solo sul campo di battaglia e nell’arena politica, ma anche sui social media e nelle trasmissioni televisive.

E credo sia incontrovertibile l’importanza che ha l’informazione in questa “epoca dominata dai media”.

E proprio in questa fase in cui sarebbero indispensabili media affidabili ed imparziali stiamo assistendo ad una lenta agonia del giornalismo libero. 

Lo spostamento della pubblicità dalla carta stampata ad internet ha portato a due decenni di crollo delle entrate, riduzione dei costi e licenziamenti di giornalisti. 

Migliaia di organizzazioni giornalistiche in tutto il mondo hanno chiuso, mentre gli attori politici ne hanno acquisite altre come veicolo per diffondere la propaganda. 

Lo hanno ben capito, e ne hanno approfittato i regimi autoritari, tanto è vero che la sola Cina ha speso circa 6,6 miliardi di dollari dal 2009 ad oggi  per rafforzare la sua influenza mediatica internazionale, e non è stata da meno la Russia di Putin che ha investito 1,5 miliardi solo l’anno scorso per lo stesso obiettivo.

E’ chiaro che si tratta di una sfida persa in partenza quella che vede da una parte le grandi Autocrazie mondiali, e dall’altra editori sempre più alle prese con calo delle vendite, bilanci deficitari, scadimento del ruolo del giornalismo indipendente.

Nel nostro piccolo lo possiamo vedere ogni giorno scorrendo i nostri quotidiani italici, nei quali fin dai titoli è palese la parte politica  cui fanno riferimento, ed alcuni dei quali sembrano quasi gli organi ufficiali di una forza politica particolare.

Ma mentre nella prima Repubblica si sapeva bene cos’erano l’Unità, Il Popolo, l’Avanti, La Voce Repubblicana, adesso la propaganda e la manipolazione dell’opinione pubblica si fanno più surrettizie e più subdole.

Certo meglio così che avere solo un  giornale  di Governo come succede in molti Paesi,  e quindi l’unico antidoto per contrastare il pensiero unico sarebbe quello di leggere molte testate, di tutte le tendenze.

Cosa che sappiamo impossibile in questa Italia in cui si legge sempre meno, in cui la media di lettura annuale è di un solo libro, ed in cui per sopra mercato le indagini internazionali ci dicono che la metà dei 15enni italiani non capisce quello che legge.

In pratica anche da noi si stanno creando  tutte le condizioni per l’avvento di un pensiero unico veicolato da chi ha in mano risorse finanziarie e potere politico. 

Potere che mira da sempre al controllo delle coscienze, altrimenti non si spiegherebbe lo spasmodico interesse dei Partiti per quel baraccone mangiasoldi che è la Rai.

A questo punto diventa determinante la possibilità di accedere a informazioni precise e in tempo reale quale elemento essenziale per una democrazia ben funzionante. 

Per difendersi dalla montante ondata di autoritarismo, le notizie basate sui fatti, e non su fake new interessate,  devono essere facilmente accessibili a tutti. 

In conclusione, non sono problemi da sottovalutare, e credo sia indilazionabile agire da subito, per non dover rimpiangere i nostri tentennamenti e le nostre indecisioni durante la lunga oscurità tirannica che dovesse seguire.


Caro Umberto,

le tue riflessioni non mi colgono impreparato ma – come spesso mi capita – non ho molto da aggiungere perchè – come si diceva quando andavamo a scuola, quindi più di un mezzo secolo – “hai già detto tutto tu”.

Mi limito solo ad alcune piccole riflessioni.

La prima. L’informazione. L’informazione è sempre più scadente e di parte. Tu parli di giornalismo politico. Tutto vero. Perchè nel mondo dello sport è diverso? Un grande giornalista come Brera non ha mai fatto capire per quale squadra tifava e così tutti i radio cronisti, che si sono “svelati” solo dopo la loro quiescenza. Oggi giornalista sportivo, di calcio in particolare, vuol in primis dire essere tifoso di … facendolo chiaramente capire.

E quindi se nello sport c’è questo malefico andazzo, nella politica è ancora peggio.
Poi è vero quello che tu dici che i “potenti” investono nei social per far crescere la loro popolarità. E’ vero, ma… prendi Salvini. Ha costruito tutto la sua popolarità scavalcando i media normali e affidandosi ai social. Poi quando il suo writer è stato colpito dal male della “polverina bianca”, il castello piano piano si è sgretolato. E si è sgretolato anche perchè il web non dimentica se scrivi molto e ti rinfaccia quello che hai detto e poi non mantenuto.

Quindi hai ragione attenzione. D’altra parte la “disinformatia” russa sulla guerra in Ucraina è sintomatica ma può diventare controproducente.

Infine, caro Umberto,

lo sai cos’è che mi fa paura? Che quello che tu affermi gli “autocrati dipingono la democrazia come una reliquia storica impraticabile” ormai è diventato un mantra in molte parti della società.
Prendi il sindacato. Le grandi discussioni sono finite, i confronti politici non si fanno più, ormai c’è un uomo solo al comando e tutti dietro a lui. La critica è vietata, atti punitivi come i commissariamenti, le espulsioni, gli allontanamenti sono all’ordine del giorno. E questo perchè? Per mantenere la leadership anche quando non si hanno le caratteristiche e le capacità.

Caro Umberto,

faccio mie le tue conclusioni: credo sia indilazionabile agire da subito, per non dover rimpiangere i nostri tentennamenti e le nostre indecisioni durante la lunga oscurità tirannica che dovesse seguire.
Parole sante.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)