Dove eravamo rimasti (27): Mentre la Uil chiede la tassazione degli extraprofitti delle banche, la Uilca tace; polemiche sullo stipendio dei top managers; dopo un mese di silenzio riprendono forza i “giornalisti fusionisti”

Mentre la Uil chiede la tassazione degli extraprofitti delle banche, la Uilca tace (almeno per ora)

Nel post Perchè alcuni sindacati non dicono nulla sulla tassazione degli “extraprofitti” delle banche? Gli studi e le analisi di Uilca e Fisac dovrebbero portare almeno ad indirizzare il dibattito su questo tema. Invece … del 13 maggio mi ero chiesto perchè a fronte di studi ed analisi così ben fatte come quelle della Uilca e della Fisac/Cgil sui bilanci stratosferici delle banche, nessuno avesse avuto il coraggio di chiedere una tassazione extra come fatto – nel passato – per le aziende che producono o vendono energia.

Contavo sul fatto che le Confederazioni CGIL, CISL e UIL non avrebbero perso quest’occasione soprattutto durante le manifestazione del sabato nelle piazze italiane,

Purtroppo “a causa” della visita di Zelensky in Italia, le cronache sulla manifestazione di Milano sono state abbastanza scarse e scarne. E’ stata messa più in rilievo la mini contestazione a Landini da parte degli studenti “tendizzati” che gli interventi dei segretari delle Confederazioni (Sbarra – CISL – era assente per Covid).

Furlan-Bombardieri – foto tratta da facebook

Dopo alcune ricerche sono riuscito, però a trovare un passaggio molto interessante dell’intervento conclusivo del leader della UIL: “Bisogna tassare le multinazionali, le banche, le big pharma e invece si continuano a dare risorse alle aziende che delocalizzano, che non pagano le tasse nel nostro Paese o che non rispettano i contratti.
Condivido appieno questa affermazione – che mi dicono, ma non ho trovato riscontri -sia stata fatta anche da Landini.

Mi auguro che – quanto prima – se questo non è “uno slogan da piazza” ma corrisponde davvero al pensiero sindacale, che anche le categorie del sindacato confederale dei bancari assumano posizioni pubbliche analoghe.
Anche perchè che senso avrebbe poi inserire in ogni comunicato che “c’è uno strettissimo legame fra categoria e confederazione” se poi non lo si applica veramente?

Attendo pazientemente sviluppi e – possibilmente – di essere smentito.

Polemiche sullo stipendio dei top managers

Sempre nel post Perchè alcuni sindacati non dicono nulla sulla tassazione degli “extraprofitti” delle banche? Gli studi e le analisi di Uilca e Fisac dovrebbero portare almeno ad indirizzare il dibattito su questo tema. Invece … avevo parlato dello stipendio dei managers bancari, dello studio preparato dalla Fisac/Cgil e dall’abbandono di questa ricerca da parte della Uilca.

Questa mattina sul “Domani” c’è un interessante articolo dal titolo “Gli stipendi osceni dei top manager
Limitarli è una questione etica
” a firma dell’economista Alfredo Roma.
L’economista riprende in pratica quanto scritto nell’articolo di Umberto Baldo del 20 marzo dal titolo O che bel mestiere fare il banchiere! in cui si sollevava il problema dello stipendio elevatissimo e della fuga dei ceo delle banche che poi falliranno come SVB o che avranno dei guai come Credit Suisse.
Nell’articolo si pone poi il problema delle Deutsche Bank, dello stipendio di Orcel e dei managers anche non bancari.
Interessantissima è la conclusione da parte dell’economista Roma: L’analisi delle remunerazioni dei vertici aziendali richiede un approccio critico. Innanzitutto bisogna ricordare che una banca o un’azienda sono un fatto sociale perché la loro patologia colpisce creditori e dipendenti, oltre agli azionisti. Quindi eccessivi stipendi sottraggono risorse a una gestione responsabile. Ci troviamo in una fase storica in cui le diseguaglianze, create dalle teorie economiche del liberismo, sono aumentate. Una fase storica che ha prodotto due serie crisi economico-finanziarie, una pandemia e una flessione della globalizzazione. Una fase che ha evidenziato l’urgenza della transizione ecologica per la salvezza del pianeta e dei suoi abitanti. Tutto questo richiede nuove politiche economiche e assestamenti geopolitici, oltre a ingenti risorse. Rivedere le remunerazioni dei top manager di banche e imprese ha quindi una ragione economica ma anche etica. Un primo strumento è quello fiscale. In Italia, ad esempio, serve una politica opposta a quella della flat tax. La tassazione sui redditi delle persone fisiche (Irpef), dovrebbe essere leggera sui redditi bassi ma poi progressiva fino a un’aliquota del 60 0 70 per cento!”

C’è da riflettere. Ma tanto sappiamo che il governo, procederà nella direzione opposta, come dimostra l’abolizione del super bollo nelle auto di grossa cilindrata.

Dopo un mese di silenzio riprendono forza i “giornalisti fusionisti a tutti i costi”

Era dal 17 aprile – quasi un mese fa, quindi – che non comparivano più nelle varie rassegne stampe, articoli su una fusione “forzata” e da qualcuno “voluta” fusione tra Unicredit e BancoBPM.
Proprio del 17 aprile avevo postato questo articolo: Ritornano i “giornalisti fusionisti a tutti i costi”: Unicredit si “mangia” BancoBPM, mentre in realtà Orcel fa utili!!! Mie considerazioni …
E dopo un mese torna il solito “refrain“.

Vittoria Puledda – foto tratta dal web

Oggi ci ha pensato Vittoria Puledda – valente e nota giornalista di Repubblica – sull’inserto Affari&Finanza intitola il suo pezzo: Il fascino del secondo polo Poche sofferenze, tanto capitale: sulla carta il momento migliore per le nozze Unicredit-Bpm. Il ruolo di Mps.
Cosa scrive Puledda di nuovo?
Niente di non conosciuto, tranne che vengono adeguati – secondo i valori attuali di borsa – gli eventuali concambi. Scrive infatti la giornalista: “Ai prezzi di giovedì scorso un’azione Unicredit valeva 4,91 volte un titolo Banco Bpm. Praticamente lo stesso rapporto del 7 febbraio 2022 (5,06 volte), pochi giorni prima della fiammata di Borsa accesa dai rumors che davano per imminente il lancio dell’Opa (forse durante il weekend, si disse). Se invece guardiamo esattamente a un anno, fa il rapporto è ancora più a favore di Orcel, perché il titolo Unicredit si è apprezzato di circa il 100% e quello Bpm “solo” del 33%. L’ufficio studi di Equita stima un eccesso di capitale da parte di Unicredit «in area 6-7,5 miliardi, sulla base di un Ceti target di 12,5-13%». In base a questi calcoli Orcel potrebbe persino comprare il Banco Bpm per cassa, visto che la capitalizzazione di Borsa di Castagna è sui 5,9 miliardi.
La stessa Puledda, però, ammette che: è altrettanto vero che le operazioni prima si fanno e poi si annunciano. E quando succede il contrario, malgrado tutto, accade piuttosto che saltino. Anche Puledda si fa affascinare dal ruolo che potrebbe avere Fabrizio Palenzona.
Quindi …, quindi nulla di nuovo sotto il sole del secondo polo extralarge o del terzo polo.


Pubblicato da Massimo Masi

Blog di Massimo Masi. Bolognese di nascita, piantato nella pianura, con una forte propaggine verso il mare. Non sono più quello di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri (Alda Merini)